“Servono dei passi avanti e un maggior sforzo anche da parte di noi adulti”
Prosegue il fenomeno delle baby gang nel territorio veronese. La città scaligera si interroga sulle soluzioni da adottare per contrastare il fenomeno preoccupante che coinvolge sempre di più ragazzini tra i 13 e ai 16 anni. A tal proposito, abbiamo chiesto un parere a Giuliana Guadagnini, psicoterapeuta specializzata in psicologia giuridica. Ecco le sue parole: «Il lockdown ha sicuramente influito sull’aspetto psicologico e sociale dei nostri ragazzi. Sono stati limitati nei rapporti sociali e questo, ha contribuito a crearli sui social, prendendo come riferimento gli influencer del momento più in voga. A questo, si aggiungono la crisi economica e i rincari sostenuti dalle famiglie e anche una grande colpa da parte degli adulti e dei genitori che, nel periodo di pandemia, non li hanno monitorati o semplicemente ascoltati». Guadagnini sa che vi è anche un altro fattore decisivo in tutto questo: la mancanza di prospettive. «Negli altri Paesi, fanno tante attività per i giovani mentre qui, non abbiamo nemmeno la disponibilità economica per farlo. I ragazzi – prosegue l’esperta – sono in crisi e fanno questo per sentirsi importanti, per essere accettati dal loro gruppo di amici. Bisogna costruire un rapporto diverso tra noi grandi e loro, anche perché a livello giudiziario, mancano leggi minorili ad hoc. I tempi e le situazioni sono cambiate, bisognerebbe rivedere qualcosina. O si cambia, o non si faranno passi avanti». La nostra domanda sorge quindi spontanea: Quali soluzioni bisogna adottare? Giuliana ha le idee chiare. «Bisognerebbe istituire qualcosa come un numero rosso in grado di ascoltare sia le vittime delle aggressioni delle baby gang, che le famiglie dei ragazzi coinvolti. Un modo per dare supporto a tutti, anche ai più giovani che devono vedere noi adulti, non come coloro che criticano, ma come coloro che ‘salvano’». In vista della ripresa delle scuola, a settembre, Guadagnini insieme al Vice presidente della Provincia con delega alla Scuola, David Di Michele, riprenderanno il percorso di sensibilizzazione negli istituti. «Dobbiamo fare rete con le Istituzioni, parlare con le Forze dell’Ordine per conoscere le peculiarietà dei vari territori veronesi, coinvolgendo anche, la parrocchia e gli psicologici scolastici. Serve quindi una formazione. Una volta formati, organizzare con i ragazzi giornate, facendoli sentire parte di quel cambiamento che prima di tutto, deve iniziare da noi. Gli adulti».
2 Comments
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Bel post, l’ho condiviso con i miei amici.